False credenze: quando il bisogno di ordine crea confusione

False credenze: quando il bisogno di ordine crea confusione

A volte le persone hanno bisogno di credere a teorie complottistiche perché il mondo è troppo confuso e disorientante. Teorie cospirazioniste abbondano nel corso della storia, soprattutto in tempi di forte crisi come nel caso della pandemia COVID-19.

Alla base di queste teorie c’è spesso la paura collettiva, che ne favorisce la diffusione. In situazioni di forte difficoltà, quando il disorientamento è soverchiante, appare più semplice imputare quanto accade alla volontà maligna e oscura di una forza o di un potere che trama per esercitare un controllo sulla gente comune.

Indice dei contenuti

1. Il desiderio di comprendere quanto accade e il bisogno di certezze

2. Il desiderio di controllo e di sicurezza

3. Il desiderio di conservare un’immagine positiva di sé

4. Le teorie cospirazioniste sono un prodotto del modo in cui funziona la nostra mente

    a. Errore fondamentale di attribuzione

    b. Bias di conferma e credenza della perseveranza

    c. Essere informati in modo esclusivo

    d. Pattern di riconoscimento

Accettare la verità non è sempre così semplice e lineare. La paura legata alla minaccia per il proprio benessere e la propria salute spinge a cercare concatenazioni di causa ed effetto per spiegare quanto sta accadendo. L’effetto di queste teorie esplicative è rassicurante perché crea un ordine, una forma di consapevolezza – anche se spesso non realisticamente fondata – che rassicura e aiuta a fronteggiare la paura.

I motivi che spiegano la tendenza a credere a teorie complottistiche possono essere raggruppati in tre categorie.

1. Il desiderio di comprendere quanto accade e il bisogno di certezze

Cercare una spiegazione per ciò che ci accade è un’attitudine dell’uomo e un suo bisogno. Più o meno consapevolmente, ci chiediamo quasi sempre perché le cose accadano nel modo in cui accadono. Perché deve piovere proprio nel giorno in cui ho deciso di uscire a fare una passeggiata? Ma noi non ci limitiamo semplicemente a porci delle domande. Spesso, altrettanto rapidamente, ci diamo anche delle risposte che non necessariamente sono quelle vere o esatte o giuste.

Si tratta spesso di risposte che ci fanno sentire a nostro agio nel nostro modo di vedere il mondo o che si adattano alla nostra visione e lettura delle cose. Ad esempio, oggi piove perché ho sempre la solita sfortuna quando decido di fare qualcosa di diverso.

Tutti noi facciamo nostre delle false credenze: crediamo in verità che non lo sono. Le teorie cospirazioniste sono un esempio di questo tipo di false credenze, e le persone che le ritengono veritiere hanno un forte interesse a continuare a ritenerle tali.

2. Il desiderio di controllo e di sicurezza

Le persone hanno bisogno di credere di avere il controllo della propria vita. Per esempio, ci sono persone che si sentono più sicure quando si trovano alla guida dell’automobile e meno sicure quando sono passeggeri. Naturalmente anche i migliori piloti possono incorrere in incidenti stradali per motivi che esulano dalla loro volontà o dal loro controllo.

In modo analogo le teorie complottistiche danno l’illusione di controllo e di sicurezza a chi crede in esse. Questo è vero soprattutto quando un’interpretazione alternativa spaventa o terrorizza: ad esempio, se la temperatura del pianeta sta salendo in modo drammatico e catastrofico a causa delle azioni e del comportamento dell’uomo, dovrò quindi pensare di portare delle modifiche sostanziali al mio stile di vita. Dovrei quindi assumere un atteggiamento molto diverso da quello passato e iniziare anche a fare sforzi e sacrifici per scongiurare il peggio. Ma quando alcune persone che si dichiarano esperte in materia affermano che la teoria del riscaldamento globale è un inganno, allora prestare fede a questa credenza mi consente di mantenere il mio abituale stile di vita senza il bisogno di modificarlo.

 

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3. Il desiderio di conservare un’immagine positiva di sé

Alcuni studi evidenziano che le persone che si sentono socialmente emarginate sono più propense a credere in teorie cospirazioniste. Tutti abbiamo esigenza di mantenere un’immagine positiva di noi stessi, immagine che di solito deriva dai ruoli che ricopriamo nella vita, dal ruolo professionale, relazionale, familiare e sociale.

Quando ci accorgiamo che il nostro esserci fa la differenza nella vita di altre persone - ad esempio nella vita del proprio partner, dei figli o genitori, amici, colleghi o insegnanti – percepiamo la nostra vita come piena di senso e degna di essere vissuta, mantenendo una buona considerazione di noi.

Ma se una persona si sente esclusa dalle relazioni, tagliata fuori anche solo temporaneamente dal mondo del lavoro, ha molto tempo per darsi ragioni e spiegazioni che attribuiscono all’esterno la responsabilità della situazione di disagio che sta vivendo. Inoltre, il fatto di condividere informazioni inusuali e cospirazioniste con altre persone lusinga di più rispetto al sentirsi essere depositari di verità esclusive ed esaurienti.

In realtà, la maggior parte delle persone che crede nel surriscaldamento della Terra non lo fa sulla base di una comprensione reale della scienza ma si affida all’opinione degli esperti. Quando invece si parla di teorie cospirazioniste e si tirano fuori argomentazioni contro il riscaldamento globale, è difficile replicare in modo congruo: visto dalla sua prospettiva, il cospirazionista sa molto più di te sull’argomento, con la sola differenza che le tue informazioni sono basate su dati, le sue su ipotesi.

4. Le teorie cospirazioniste sono un prodotto del modo in cui funziona la nostra mente

Come mai la mente è così influenzabile e sensibile alle teorie cospirazioniste? La psicologia sociale ha individuato alcuni meccanismi psicologici chiamati “bias” - termine inglese che indica la tendenza alla distorsione e alla deviazione dalla razionalità -  che predispongono a credere alle teorie del complotto.

a. Errore fondamentale di attribuzione

Si tratta della nostra naturale tendenza a preferire spiegazioni disposizionali a quelle situazionali. Quando osserviamo un evento, siamo molto più propensi ad attribuirgli qualcosa di intenzionale, un motivo interno, piuttosto che attribuirlo alle circostanze o alla casualità delle cose. Le teorie cospirazioniste sono per definizione disposizionali: qualcuno ha orchestrato questo per uno scopo specifico. Questo tipo di ragionamento soddisfa le nostre menti.

b. Bias di conferma e credenza della perseveranza

Si riferisce alla nostra tendenza a rimanere attaccati e fedeli alle nostre convinzioni e a tentare di interpretare gli eventi per avere conferma delle nostre convinzioni. Una volta consolidata una convinzione saremo propensi a ricercare, accettare e ricordare solo le evidenze che la supportano e a ignorare quelle che la disconfermano. Questo è il motivo per cui le persone scelgono siti online che fanno da eco alle loro credenze e ai loro pregiudizi.

La credenza della perseveranza si riferisce invece alla nostra esigenza di mantenere e conservare ciò che crediamo vero anche dopo aver avuto evidenza che le informazioni su cui avevamo basato le nostre valutazioni erano false. Quando siamo fermi nella nostra convinzione, ignoriamo le evidenze del contrario e siamo propensi a vedere e cercare informazioni che la supportano e a rigettare ogni informazione o dato che la neghi o disconfermi.

 

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c. Essere informati in modo esclusivo

La conoscenza è potere. Tutti preferiamo sentirci potenti piuttosto che senza potere. Il potere è gratificante, soprattutto nelle circostanze in cui la complessità e l’incertezza della quotidianità e del momento sembra essere travolgente o intensa.

Le teorie cospirazioniste hanno un effetto seduttivo e rinforzano il nostro ego: chi vi crede spesso pensa a sé come parte di un gruppo selezionato di privilegiati che, diversamente dalla massa, ha compreso davvero quanto sta accadendo. I cospirazionisti posseggono una conoscenza che gli altri non hanno.

d. Pattern di riconoscimento

La mente umana si è evoluta in un ambiente altamente pericoloso per l’uomo dove la capacità e l’abilità di riempire gli spazi vuoti con l’intuizione attribuiva un forte vantaggio in termini di sopravvivenza. Il cervello si è evoluto specializzandosi nell’attribuzione di significati e nel riconoscimento di pattern che consentivano di intuire rapidamente la natura della situazione in cui ci si trovava.

In assenza di un pattern preciso, il cervello ha la tendenza ha crearlo e quindi a leggere la realtà secondo quel modello, a ricercare ordine, cause ed effetti, intenzioni. Ma la vita è piena di caos, possibilità cieche, correlazioni illusorie e disordine. Quando le condizioni interferiscono con noi, sentiamo la pressione e quindi lo stress, e per ridurre lo stress troviamo conforto in narrazioni che soddisfano l’esigenza del nostro cervello di trovare una logica al posto della vera natura dei fatti. 

 

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