Conoscere l’ansia: cos’è e come si manifesta

Conoscere l’ansia: cos’è e come si manifesta

 

Ti capita di trascorrere lunghi momenti della tua giornata assorbito da una preoccupazione costante?

Ti senti spesso nervoso, apprensivo o al limite, sopraffatto dalle cose?

Ti riesce difficile rilassarti e lasciare andare le preoccupazioni per qualche ora?

Ti capita spesso di provare sensazioni fisiche spiacevoli come farfalle nello stomaco, tensione muscolare o mancanza di respiro?

Se la risposta a una di queste domande è sì, probabilmente stai vivendo alcuni sintomi di ansia. Capire cos’è l’ansia, quali sono le sue cause e conoscere alcune strategie di auto aiuto per gestirla potrebbe essere di aiuto per mitigare l’intensità di alcuni sintomi. 

Nel percorso di gestione dell’ansia ci sono passaggi specifici:

  • riconoscere i momenti in cui i sintomi dell’ansia si presentano più frequentemente 
  • capire cos’è l’ansia, cosa la determina e cosa fa sì che si intensifichi
  • trovare modi per comprendere, gestire e superare l’ansia.

Riconoscere i sintomi dell’ansia

Per capire se provi i sintomi tipici dell’ansia puoi provare a rispondere a queste domande e verificare se hai familiarità con una serie di sensazioni, sintomi fisici, pensieri e comportamenti tipici di questo stato emotivo.  

Emozioni

Ti capita di sentirti irritabile, stressato, nervoso o al limite della tenuta?

Sintomi fisici

Ti succede di provare alcuni delle seguenti sensazioni fisiche:

  •  Difficoltà a concentrarti
  •  Respiro accelerato
  •  Battito cardiaco accelerato
  •  Sensazione di tremore
  •  Nodo allo stomaco
  •  Tensione al collo
  •  Vertigini o sensazione di svenimento
  •  Tensione muscolare

Stili di pensiero

Ti capita di chiederti cosa accadrebbe se capitasse qualcosa di negativo?

La tua mente passa da una preoccupazione all’altra?

Immagini spesso i peggiori scenari futuri possibili?

Sei in un costante stato di allerta, come se ci fosse un pericolo imminente?

Pattern di comportamento

Eviti le cose che ti piacerebbe fare?

Non trovi pace e trovi difficile rilassarti?

Rispondi male alle persone con facilità?

Ti agiti facilmente?

Parli molto velocemente?

Se soffri d’ansia, puoi esserti riconosciuto in molti dei comportamenti e delle sensazioni descritte sopra. Non occorre allarmarsi: conoscere la natura dell’ansia è il primo passo per provare a gestirla meglio.

Che cos’è esattamente l’ansia?

L’ansia è una sensazione estremamente sgradevole che a tutti capita di vivere. Si tratta di una parola spesso usata per descrivere uno stato d’animo in cui ci si sente tesi, irritabili, nervosi o sfiancati.

Quando siamo in preda a uno stato d’ansia è normale provare una serie di sensazioni fisiche molto fastidiose come:

  • aumento del battito cardiaco
  • tensione muscolare
  •  sudorazione
  • tremito
  •  sensazione di fame d’aria

L’ansia può avere questi correlati a livello fisico, ma anche condizionare lo stile di pensiero. Per esempio quando siamo ansiosi spesso ci preoccupiamo tanto a lungo che la nostra ansia può sembrarci fuori controllo. Queste preoccupazioni investono una grande varietà di argomenti e la mente si trova a saltare da una preoccupazione all’altra.

L’ansia può anche condizionare il modo in cui ci comportiamo. Per esempio, quando ci sentiamo ansiosi evitiamo di fare le cose che vorremmo perché siamo preoccupati all’idea di non riuscirci come vorremmo. Sebbene i momenti di ansia facciano parte della vita di tutti i giorni, può diventare problematico quando l’ansia invade molte aree di funzionamento della nostra vita compromettendone la qualità.

In psicologia si distinguono due tipi di ansia:

  1. Ansia di tratto: la risposta emotiva ansiosa caratterizza la persona in modo stabile, a prescindere dalle situazioni di vita in cui si trova coinvolta. È una caratteristica del carattere presente anche in assenza di condizioni di particolare stress.
  2. Ansia di stato: è una risposta episodica e circoscritta a una situazione specifica; in assenza di quella particolare circostanza, l’ansia non si manifesta. Si tratta di una predisposizione a vivere con ansia solo determinate situazioni che elicitano questo malessere, che però scompare una volta cessata la criticità del momento.

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Le cause dell’ansia

I fattori che determinano l’insorgere dell’ansia possono essere vari e di origine diversa. Nella maggior parte dei casi non è possibile individuare un fattore singolo come causa di uno stato ansioso, quanto piuttosto la combinazione di più fattori tra loro concomitanti.

Le cause dell’ansia possono essere divise in quattro principali categorie:

Eventi di vita

Spesso l’ansia si manifesta a seguito di una serie di eventi di vita altamente stressanti. Questo appare vero in particolare quando ci accade di avere più motivi di preoccupazione e di essere sottoposti a forme di stress multiplo. Per esempio, se una persona vive nello stesso momento preoccupazioni di natura economica, difficoltà lavorative e problemi di coppia non deve sorprendersi se manifesta sintomi di tipo ansioso. In una situazione di questo tipo, l’ansia è il risultato di una pressione costante che proviene dall’ambiente esterno, a cui cerchiamo di adattarci con estrema fatica.

Inoltre, le persone possono anche “apprendere” l’ansia sulla base delle loro precedenti esperienze di vita. Se abbiamo vissuto una situazione fortemente traumatica in un determinato contesto di vita, per esempio quello lavorativo, può accadere che si manifestino sintomi d’ansia in contesti analoghi anche quando la situazione stressante originaria non c’è più.

Stili di pensiero

Alcune persone hanno uno stile di pensiero, cioè un modo di pensare agli eventi, che li porta per sua stessa natura ad essere ansiosi. Per esempio, le persone ansiose di solito hanno uno stile di pensiero che li porta ad anticipare negativamente il futuro e a immaginare scenari drammatici. Inoltre, sentono la necessità di vivere in uno stato di allarme costante per essere pronti nel caso in cui qualcosa di brutto accada loro.

Spesso queste persone credono che pensare sempre al peggio possa essere di aiuto per fronteggiare situazioni di difficoltà. Questi stili di pensiero condividono una caratteristica comune: per chi li applica abitualmente diventa estremamente difficile, se non impossibile, allentare la pressione e rilassarsi.

Ragioni evoluzionistiche

Noi viviamo il sentimento di ansia anche a causa di ragioni legate all’evoluzione della nostra specie. Oltre ai numerosi disagi che porta con sé, l’ansia crea anche quelli che vengono definiti i vantaggi secondari. Quando ci si trova in pericolo di vita, andare in ansia porta con sé dei vantaggi: il cuore inizia a battere più velocemente, l’afflusso di sangue ai muscoli aumenta, la respirazione cambia in modo che più ossigeno arrivi ai muscoli, un cambiamento che predispone il corpo alla fuga,

Nei secoli, questi vantaggi si sono rivelati essenziali per la sopravvivenza dell’uomo in tutte le situazioni in cui essere spaventati e sentirsi in pericolo poteva fare la differenza tra sopravvivere o soccombere: chi non ne fosse stato provvisto, avrebbe rischiato maggiormente di essere colto impreparato da un pericolo inaspettato.

Oggi certamente non esistono più situazioni di vita così estreme da rendere necessario un meccanismo tanto sofisticato di allerta: tuttavia, il nostro cervello continua a reagire ai pericoli allo stesso modo, pur essendo mutata la loro natura.

Ragioni biologiche

Numerosi studi indicano una componente ereditaria nella trasmissione del tratto ansioso: la presenza all’interno della propria famiglia di una persona con forte tendenza all’ansia aumenta la probabilità che questo tratto sia ereditario.

Inoltre, all’interno di uno stesso nucleo familiare dove sono presenti una o più persone con tratti ansiosi, è più probabile che siano presenti e abituali gli stili di pensiero tipici delle persone ansiose. Anche la risposta ansiosa alle diverse situazioni di vita viene appresa e adottata come propria, quindi il tratto ereditario si somma a quello legato al condizionamento ambientale.

I fattori di mantenimento dell’ansia

Abbiamo visto che alcune persone hanno uno stile di pensiero che di per sé favorisce stati d’ansia, come per esempio pensare costantemente al peggio. Infatti, alcune persone tendono a sovrastimare in modo significativo la probabilità che accada loro qualcosa di brutto.

Inoltre, un effetto secondario dell’ansia è quello di renderci meno capaci, quando la viviamo, di assumere un atteggiamento obiettivo e valutare le cose per come sono davvero. Quindi, se la la nostra capacità di leggere la situazione che stiamo vivendo è difettosa, questa distorsione ci impedisce correggere in modo adeguato il pensiero per ridurre lo stato di ansia, per esempio relativizzando quanto sta accadendo.

Le persone ansiose sono spesso convinte che la loro costante preoccupazione, e quindi la loro ansia, abbiano una funzione protettiva. In particolare, è forte la convinzione che essere costantemente all’erta permetta di riconoscere prima i problemi e quindi di evitarli. Purtroppo, sul lungo periodo questo ragionamento è controproducente: vivere in uno stato di continua allerta e in attesa di un pericolo imminente induce a vedere pericoli anche in situazioni abbastanza sicure che non giustificherebbero un elevato livello di ansia.

Inoltre, pensare che le cose vadano male può dare l’illusione di essere più pronti quando quell’evento negativo si verificherà, e quindi di essere più capaci di gestirlo.

Questo tipo di pensieri hanno una conseguenza precisa: molto più tempo del necessario viene impiegato preoccupandosi, dato che molte delle situazioni per cui ci si preoccupa poi nella realtà non si verificano. E ovviamente, più tempo passiamo a preoccuparci, più aumenta lo stato di ansia.

Un'altra ragione che mantiene e incrementa l’ansia è la preoccupazione che deriva dall’essere sempre preoccupati, finché a un certo punto sorge la consapevolezza che questo stato ansioso continuo compromette la qualità della vita, che ci si sta facendo del male da soli rimanendo in un costante stato di preoccupazione. L’incapacità di gestire questa situazione porta a un ulteriore aumento di ansia, alla perdita di spontaneità nei confronti di molte situazioni e a volte a un sentimento di rabbia per non riuscire a comportarsi diversamente.

Allo stesso modo, il fastidio creato dai sintomi di natura fisica (sudorazione, accelerazione cardiaca, affanno) suscita ulteriore ansia che tende ad accentuarli invece di ridurli. In entrambi i casi si innesca un circolo vizioso che risulta molto difficile da interrompere.

Un altro importante fattore di mantenimento dell’ansia è legato al fatto che le persone cambiano anche il proprio comportamento a causa dell’ansia, per esempio evitando situazioni di coinvolgimento sociale come una festa o una cena per il timore di essere giudicati, di non essere abbastanza di compagnia o di non divertirsi abbastanza.

L’evitamento delle situazioni che creano ansia rappresenta esso stesso un fattore di mantenimento del problema. Evitare un problema, oltre a ingigantirlo nella mente, non consente di verificare quanto la situazione “pericolosa” lo sia davvero, né di verificare quali strategie potrebbero aiutare ad affrontarla. Evitare una situazione spiacevole sembra risolvere il problema, ma nel lungo periodo lo cronicizza.

La difficoltà a rilassarsi e quindi a godere anche di momenti di svago contribuisce significativamente a mantenere l’ansia e ad aumentarne il livello per accumulo, per cui anche quando si presentano occasioni in cui sarebbe possibile distrarsi e divertirsi diventa complicato riuscirci. 

È quindi evidente come i diversi fattori dell’ansia (fisici, emotivi, cognitivi e comportamentali) siano fra loro intrecciati e come contribuiscano tutti a mantenere attivo questo stato d’animo.

 I pensieri che non ci aiutano e che ci generano ansia

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