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Buone ragioni per credere nei tuoi buoni propositi

Buone ragioni per credere nei tuoi buoni propositi

Ogni anno nuovo porta con sé la voglia di cambiare, migliorare, crescere. Ma perché i buoni propositi ci affascinano così tanto? E perché spesso falliamo nel mantenerli? In questo articolo scoprirai il significato profondo di questa tradizione, il suo impatto psicologico e strategie concrete per raggiungere i tuoi obiettivi. Tra spunti scientifici, consigli pratici e letture ispiratrici, troverai tutto ciò che serve per iniziare l’anno con motivazione e trasformare i tuoi desideri in realtà. Un invito a credere nel tuo potenziale e a scrivere un nuovo capitolo della tua vita!

 

Indice degli argomenti 

Introduzione: il fascino irresistibile dei buoni propositi

1. Da dove nasce l’idea di avere buoni propositi per l’anno nuovo

2. La funzione psicologica dei buoni propositi

3. Esempi di buoni propositi comuni

4. Perché i buoni propositi spesso vengono disattesi

5. La funzione simbolica dei buoni propositi nella psicologia

6. Come rendere realizzabili i buoni propositi

7. Un’analogia con il piano di sviluppo di un’azienda

8. Conclusione: Il potere di un nuovo inizio

9. Letture consigliate per chi vuole approfondire

Bibliografia completa

 

 

Introduzione: Il fascino irresistibile dei buoni propositi

Ogni anno, il 31 dicembre, il mondo si ferma per qualche istante, e in quello spazio sospeso tra passato e futuro, milioni di persone si chiedono: "Cosa voglio cambiare nella mia vita?" Magari anche tu ti sei trovato a promettere di iscriverti in palestra, di mangiare meno dolci, o finalmente di dedicare più tempo ai tuoi cari. Oppure, forse, hai deciso che questo sarà l’anno in cui imparerai finalmente una nuova lingua o smetterai di procrastinare quel progetto che hai da in mente da tempo.

Eppure, quante volte i tuoi buoni propositi sono finiti per essere accantonati entro febbraio, se non prima? Non preoccuparti, non sei solo: è una dinamica comune e, per certi versi, profondamente umana. Ma perché ci sentiamo così attratti dall’idea di fare promesse a noi stessi proprio all’inizio dell’anno? E, ancora più importante, perché spesso falliamo nel mantenerle?

In questo articolo esploreremo il senso profondo dei buoni propositi, scoprendo il loro potere psicologico, i motivi che ci spingono a formularli e gli errori che ci portano a disattenderli. Infine, ti guiderò verso strategie efficaci per trasformare i tuoi obiettivi in successi reali. Preparati a scoprire come fare del prossimo anno non solo un “nuovo inizio”, ma un percorso concreto verso ciò che desideri davvero.

 

 

1. Da dove nasce l’idea di avere buoni propositi per l’anno nuovo

L’idea di formulare buoni propositi all’inizio di un nuovo anno affonda le sue radici in riti e tradizioni antiche, ma ha anche solide basi psicologiche. Sin dall’antichità, il passaggio da un anno all’altro è stato visto come un momento di transizione, un’opportunità per lasciarsi il passato alle spalle e inaugurare un nuovo capitolo. Questa tendenza non è casuale: riflette un bisogno psicologico universale di ordine, significato e crescita.

 

1.1 Le origini storiche dei buoni propositi

Già 4.000 anni fa, i Babilonesi celebravano l’inizio del nuovo anno con cerimonie religiose in cui promettevano agli dei di ripagare i debiti e restituire oggetti presi in prestito. Questo gesto aveva un doppio valore: sanciva la chiusura simbolica del ciclo passato e garantiva il favore divino per quello futuro. I Romani, invece, dedicavano gennaio a Giano, il dio delle porte e dei passaggi, raffigurato con due volti: uno rivolto al passato e uno al futuro. Durante questa festività, formulavano promesse per migliorare sé stessi, impegnandosi a vivere con maggiore virtù e disciplina.

Queste tradizioni non erano solo rituali culturali, ma rispondevano a un bisogno intrinseco dell’essere umano: dare un significato ai passaggi temporali per definire chi siamo e dove stiamo andando. Anche oggi, l’inizio di un nuovo anno è percepito come un “punto di svolta” che ci spinge a riflettere sul passato e a immaginare un futuro migliore.

 

1.2 La base psicologica dell'attrazione per i nuovi inizi

Secondo uno studio condotto da Hengchen Dai e collaboratori (2014) e pubblicato sul Management Science Journal, l’effetto psicologico dei "temporal landmarks" (punti di riferimento temporali) gioca un ruolo fondamentale in questo fenomeno. I ricercatori hanno scoperto che momenti significativi come l’inizio di un nuovo anno, un compleanno o un lunedì funzionano come marcatori simbolici che ci separano dal nostro “vecchio sé” e ci fanno percepire il cambiamento come più accessibile. Questo è noto come “Effetto Nuovo Inizio” (Fresh Start Effect): ci sentiamo motivati a intraprendere nuove abitudini o a lasciar andare comportamenti che percepiamo come negativi.

L’inizio di un nuovo anno, quindi, rappresenta un potente stimolo psicologico per ripensare a noi stessi e ridefinire la nostra identità. Non si tratta solo di un arbitrario cambio di data: è una pausa mentale che ci offre un’opportunità per riordinare i nostri pensieri, valutare i nostri successi e fallimenti, e immaginare un futuro migliore.

 

1.3 Un’occasione per coltivare la speranza

La speranza è un altro elemento cruciale. Il passaggio all’anno nuovo attiva ciò che in psicologia viene definito agency thinking, ovvero la capacità di immaginare percorsi che ci portano verso un futuro desiderato, un aspetto centrale della Teoria della Speranza sviluppata da C.R. Snyder. Formulare buoni propositi diventa così un esercizio di ottimismo: visualizziamo un domani in cui possiamo essere una versione migliore di noi stessi, e questa immagine ci dà energia per agire.

 

L’usanza di fare buoni propositi per l’anno nuovo, quindi, non è solo un’antica tradizione culturale, ma un bisogno psicologico radicato. Riflette la nostra capacità di dare significato al tempo, di imparare dal passato e di credere nel nostro potenziale per il futuro. È un rito di passaggio che ci collega con la nostra umanità più profonda, quella che aspira costantemente a migliorare, crescere e sperare in giorni migliori.

  

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2. La funzione psicologica dei buoni propositi

Formulare buoni propositi per il nuovo anno non è soltanto un esercizio di riflessione personale, ma svolge un’importante funzione psicologica. Questo gesto, apparentemente semplice, attiva una serie di meccanismi mentali che influenzano il nostro senso di identità, la nostra motivazione e il modo in cui affrontiamo il futuro. Non è un caso che così tante persone, indipendentemente dalla cultura o dal contesto sociale, sentano il bisogno di stilare una lista di obiettivi a inizio anno: i buoni propositi sono una manifestazione concreta del desiderio umano di crescita e miglioramento.

 

2.1 Un rafforzamento dell’identità personale

Quando formuliamo un buon proposito, stiamo, in effetti, ridefinendo chi siamo e chi vogliamo essere. Questo processo è stato esplorato da Markus e Nurius (1986) nella loro teoria dei sé possibili. I “sé possibili” rappresentano le immagini che abbiamo di noi stessi nel futuro: chi potremmo diventare, chi temiamo di diventare e chi desideriamo diventare. Creare un buon proposito significa concentrarci su uno di questi sé desiderati e lavorare per trasformarlo in realtà.

Per esempio, decidere di “essere più attivi” o “imparare una nuova lingua” non è solo un obiettivo pratico: è una dichiarazione di identità. Significa dire a sé stessi e agli altri: “Sono una persona che si prende cura della propria salute” o “Sono qualcuno che cerca sempre di crescere”. Questo processo rafforza il senso di coerenza e continuità nella propria identità personale.

 

2.2 L’attivazione della motivazione intrinseca

I buoni propositi sono potenti anche perché attivano la motivazione intrinseca, ovvero quella spinta a fare qualcosa per il piacere e la soddisfazione che ne derivano, piuttosto che per ricompense esterne. Decidere di iniziare un nuovo hobby o migliorare una competenza, per esempio, stimola il senso di auto-efficacia descritto da Albert Bandura (1997). L’auto-efficacia è la convinzione di poter controllare gli eventi che influenzano la propria vita, ed è uno dei motori principali del cambiamento personale.

In uno studio pubblicato sul Journal of Applied Psychology, Locke e Latham (2002) hanno dimostrato che la fissazione di obiettivi chiari e specifici aumenta significativamente la motivazione. Formulare un buon proposito non solo ci dà una direzione, ma alimenta il desiderio di fare progressi concreti, migliorando la percezione del nostro controllo sulle sfide quotidiane.

 

2.3 Un antidoto al rimuginio e al senso di colpa

Molti di noi vivono l’inizio del nuovo anno con un misto di speranza e senso di colpa per le opportunità non sfruttate o gli errori commessi nel corso dell’anno precedente. I buoni propositi svolgono una funzione importante in questo contesto: ci aiutano a canalizzare le energie mentali verso il futuro, anziché restare intrappolati nel passato.

La psicologia cognitiva ci insegna che il rimuginio, ovvero il continuo pensare agli errori passati, può essere altamente dannoso per il nostro benessere mentale. Secondo uno studio di Nolen-Hoeksema (2000), il rimuginio è strettamente correlato a sintomi depressivi. Al contrario, stabilire obiettivi per il futuro crea un orientamento positivo che riduce il rischio di cadere in questa spirale negativa. I buoni propositi, in altre parole, ci permettono di trasformare la negatività in un impegno concreto per il miglioramento.

 

2.4 Un esercizio di speranza e resilienza

Un altro aspetto fondamentale dei buoni propositi è la loro capacità di promuovere speranza e resilienza. Secondo la Teoria della Speranza di Snyder (2002), l’abilità di immaginare obiettivi futuri e trovare percorsi per raggiungerli è essenziale per il benessere psicologico. Formulare buoni propositi non è soltanto un modo per pianificare il cambiamento, ma anche per rafforzare la nostra fiducia nella possibilità di farcela, anche di fronte alle difficoltà.

 

I buoni propositi, quindi, non sono semplicemente una lista di desideri per il futuro: sono uno strumento psicologico che ci aiuta a costruire un’identità più forte, a trovare motivazione e a coltivare speranza. Ogni buon proposito, per quanto piccolo, rappresenta una dichiarazione di fiducia nelle nostre capacità e nella nostra possibilità di migliorare. In definitiva, formulare obiettivi per il nuovo anno è molto più che una tradizione: è un esercizio di crescita personale che parla al cuore della nostra natura umana.

 

  

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3. Esempi di buoni propositi comuni

I buoni propositi per l’anno nuovo sono tanto vari quanto le persone che li formulano. Tuttavia, esistono alcune categorie di obiettivi che ricorrono frequentemente e che riflettono bisogni umani universali: migliorare il proprio benessere, crescere personalmente e rafforzare i legami sociali. Comprendere la natura di questi propositi può aiutarci a identificare cosa desideriamo davvero e a tradurre tali aspirazioni in obiettivi concreti.

 

3.1 Migliorare il benessere fisico

Molti buoni propositi riguardano la salute e il benessere del corpo. Non è un caso: il benessere fisico è strettamente legato a quello mentale, come dimostrano numerosi studi. Ad esempio, uno studio pubblicato su The Lancet Psychiatry (2018) ha evidenziato che anche solo 30 minuti di esercizio fisico al giorno riducono significativamente i sintomi di ansia e depressione.

Esempi comuni in questa categoria includono:

  • Fare più movimento: Iscriversi in palestra, iniziare a correre o anche solo fare una passeggiata quotidiana.

  • Mangiare in modo più sano: Ridurre il consumo di zuccheri, aumentare frutta e verdura, o seguire una dieta equilibrata.

  • Smettere di fumare: Un obiettivo che rappresenta un passo importante per la salute e la longevità.

  • Dormire meglio: Creare una routine serale per garantire un sonno di qualità.

Questi obiettivi spesso emergono dalla consapevolezza dei benefici tangibili per la salute e la qualità della vita.

 

3.2 Crescita personale e sviluppo di competenze

Un altro filone di buoni propositi riguarda il miglioramento di sé stessi. La crescita personale è una delle spinte motivazionali più forti, come sottolineato dalla Teoria dell’Autodeterminazione di Deci e Ryan (1985), che evidenzia come le persone abbiano un bisogno innato di apprendimento e sviluppo.

Esempi in questa area includono:

  • Imparare una nuova competenza: Come una lingua straniera, uno strumento musicale o una nuova abilità lavorativa.

  • Leggere di più: Un obiettivo che non solo arricchisce la conoscenza, ma stimola anche la creatività e l’empatia.

  • Dedicarsi a un hobby creativo: Disegno, scrittura, fotografia o qualsiasi attività che stimoli la mente e dia soddisfazione.

  • Fare volontariato: Un modo per crescere non solo personalmente, ma anche per contribuire al benessere della comunità.

Questi obiettivi riflettono il desiderio di dare significato al tempo e di sentirsi competenti in nuovi ambiti.

 

3.3 Rafforzare i legami sociali

Non meno importanti sono i buoni propositi che riguardano le relazioni interpersonali. La psicologia ci insegna che il supporto sociale è uno dei principali fattori di benessere psicologico. Uno studio di Holt-Lunstad et al. (2010), pubblicato su PLOS Medicine, ha dimostrato che relazioni sociali forti aumentano significativamente l’aspettativa di vita e riducono il rischio di malattie.

Esempi in questa categoria includono:

  • Passare più tempo con la famiglia: Organizzare cene, dedicare serate ai propri cari o fare gite insieme.

  • Migliorare la comunicazione nelle relazioni: Lavorare sull’ascolto attivo o sul gestire conflitti in modo più sano.

  • Stringere nuove amicizie: Partecipare a gruppi o eventi sociali per ampliare la propria cerchia.

  • Essere più presenti nella vita degli altri: Fare una telefonata a un amico distante o offrire il proprio aiuto quando necessario.

 

3.4 Gestione del tempo e delle risorse

Un’altra area di buoni propositi riguarda l’organizzazione personale e la gestione delle risorse. La sensazione di avere il controllo sul proprio tempo e sulle proprie finanze può ridurre lo stress e aumentare il senso di soddisfazione, come indicato da uno studio di E. Diener et al. (2010) sulla relazione tra benessere e sicurezza finanziaria.

Esempi includono:

  • Organizzare meglio la giornata: Usare agende o applicazioni per pianificare attività e rispettare le scadenze.

  • Risparmiare denaro: Creare un budget, tagliare spese inutili o iniziare a mettere da parte soldi per progetti futuri.

  • Ridurre il tempo sui social media: Dedicare meno ore agli schermi per guadagnare tempo di qualità per sé stessi o per gli altri.

 

Questi esempi dimostrano che i buoni propositi non sono solo desideri vaghi, ma riflettono bisogni fondamentali e universali. Scegliere un buon proposito significa identificare un aspetto della nostra vita che desideriamo migliorare, con la consapevolezza che ogni piccolo passo può portare a grandi cambiamenti. Che si tratti di salute, relazioni o sviluppo personale, i buoni propositi ci ricordano che il nuovo anno è un’occasione per reinventarci e costruire una vita più ricca di significato.

 

  

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4. Perché i buoni propositi spesso vengono disattesi

Formulare buoni propositi è facile; mantenerli è tutta un’altra storia. Secondo uno studio di Norcross et al. (2002), pubblicato sul Journal of Clinical Psychology, circa il 77% delle persone abbandona i propri propositi entro una settimana e solo il 19% riesce a mantenerli per due anni. Ma perché succede? La risposta risiede in una combinazione di fattori psicologici che includono mancanza di motivazione, procrastinazione e una rivalutazione della rilevanza del proposito.

 

4.1 La mancanza di motivazione quando l’impegno si fa più forte

I buoni propositi richiedono energia mentale e autodisciplina per essere portati avanti. Tuttavia, quando l’entusiasmo iniziale svanisce e l’impegno per raggiungere l’obiettivo diventa concreto, è facile sentirsi sopraffatti. Questo calo di motivazione è spesso legato a una discrepanza tra motivazione intrinseca e motivazione estrinseca.

Se un proposito nasce per soddisfare aspettative esterne (ad esempio, "Devo dimagrire per piacere agli altri"), è probabile che venga abbandonato più facilmente rispetto a un obiettivo guidato da un autentico desiderio personale (ad esempio, "Voglio migliorare la mia salute per sentirmi meglio con me stesso"). Uno studio condotto da Deci e Ryan (1985), basato sulla Teoria dell’Autodeterminazione, evidenzia che le persone sono più propense a perseguire e mantenere obiettivi quando questi sono in linea con i propri valori e interessi.

Quando il proposito si fa impegnativo, la mancanza di motivazione intrinseca emerge come uno dei principali ostacoli. Le difficoltà iniziano a sembrare insormontabili e si perde la connessione con il “perché” originale.

 

4.2 Il meccanismo della procrastinazione

La procrastinazione è un altro nemico dei buoni propositi. Quando affrontiamo un compito percepito come sgradevole, difficile o privo di ricompense immediate, il nostro cervello cerca di evitare lo stress associato, rimandando l’azione a un momento futuro che sembra sempre più conveniente.

Questo comportamento è spiegato dal modello della procrastinazione temporale di Steel (2007), che descrive come le persone valutino le attività in base a una combinazione di fattori: la ricompensa attesa, il tempo necessario e il livello di avversione per il compito. Nel contesto dei buoni propositi, la ricompensa (es. “perdere peso”) può sembrare lontana e incerta, mentre l’impegno richiesto (es. “andare in palestra”) è immediato e faticoso. Questo squilibrio porta a rimandare ripetutamente l’azione, riducendo progressivamente la probabilità di successo.

Un esempio pratico: immagina di aver deciso di iniziare a correre al mattino. Il tuo cervello, alle 6:00 di un giorno freddo, preferirà l’immediata gratificazione di restare al caldo sotto le coperte rispetto al beneficio futuro di migliorare la tua forma fisica. Così, rimandi a “domani”, che diventa “settimana prossima”, fino a dimenticare il proposito del tutto.

 

4.3 La rivalutazione dell’importanza del proposito

Un ulteriore fattore è il modo in cui valutiamo la rilevanza dei nostri propositi nel tempo. All’inizio, l’entusiasmo per il cambiamento ci fa percepire il nostro obiettivo come essenziale. Tuttavia, con il passare dei giorni, la novità svanisce e altre priorità prendono il sopravvento. Questo fenomeno è noto come motivational drift, o “deriva motivazionale”.

La deriva motivazionale è spesso alimentata dal confronto sociale. Ad esempio, potresti aver deciso di seguire una dieta perché ispirato dai successi di un amico. Tuttavia, se i risultati tardano ad arrivare o se l’obiettivo richiede sacrifici maggiori del previsto, il tuo cervello potrebbe razionalizzare l’abbandono pensando: “In fondo, non ne vale davvero la pena. Vivo bene anche così.”

Questa tendenza a “giustificare” l’abbandono è stata analizzata in uno studio di Baumeister et al. (1994) sul concetto di ego depletion. I ricercatori hanno scoperto che le persone, dopo aver esercitato uno sforzo di autocontrollo, sono più inclini a concedersi un “via libera” per ridurre la fatica mentale. Nel caso dei buoni propositi, questo può portare a svalutare l’importanza dell’obiettivo originale e a trovare scuse per abbandonarlo.



Quando la motivazione cala, la procrastinazione aumenta e il proposito viene rivalutato come irrilevante, si instaura un circolo vizioso. Ogni fallimento percepito indebolisce ulteriormente l’impegno, alimentando il senso di colpa e l’autosvalutazione. Questo può portare a un atteggiamento passivo di rassegnazione, in cui l’individuo si convince che “tanto non ce la farò mai”.

 

4.4 Obiettivi poco chiari o troppo ambiziosi

Uno dei motivi più comuni per cui i buoni propositi falliscono è che sono formulati in modo vago o irrealistico. Dire “Voglio essere felice” o “Voglio migliorare la mia vita” non fornisce una direzione chiara. Allo stesso modo, obiettivi come “Perdere 20 kg in un mese” sono irrealizzabili e finiscono per generare frustrazione.

Gli psicologi Locke e Latham (2002), nella loro ricerca sugli obiettivi, hanno dimostrato che gli obiettivi specifici e raggiungibili aumentano significativamente le probabilità di successo. La chiarezza è essenziale: un obiettivo definito come “Camminare 30 minuti ogni giorno” è più efficace di un generico “Fare più movimento”.

 

4.5 Mancanza di pianificazione

Anche i migliori propositi rischiano di restare irrealizzati se non sono accompagnati da un piano d’azione concreto. Spesso, le persone si limitano a enunciare un obiettivo senza considerare le risorse necessarie per raggiungerlo o come superare le inevitabili difficoltà.

Ad esempio, decidere di andare in palestra senza stabilire giorni e orari specifici aumenta la probabilità che l’obiettivo venga trascurato. La ricerca di Gollwitzer (1999) ha introdotto il concetto delle implementation intentions (intenzioni di implementazione), dimostrando che pianificare in anticipo quando, dove e come eseguire un’azione aumenta notevolmente la probabilità di realizzarla.

 

4.6 Scarsa motivazione intrinseca

Molti propositi sono dettati dalla pressione sociale, piuttosto che da un autentico desiderio di cambiamento. Per esempio, una persona potrebbe decidere di iscriversi in palestra solo perché tutti i suoi amici lo fanno, senza sentire realmente il bisogno di migliorare la propria forma fisica.

Secondo la Teoria dell’Autodeterminazione di Deci e Ryan (1985), la motivazione intrinseca — quella che nasce dal piacere o dall’interesse personale — è molto più potente e sostenibile rispetto a quella estrinseca, guidata da aspettative esterne. Quando manca questa connessione autentica, è più facile abbandonare il proposito.

 

4.7 Gestione inadeguata degli ostacoli

Un altro problema comune è la scarsa capacità di affrontare i fallimenti lungo il percorso. Quando si incontra una difficoltà, come saltare un allenamento o mangiare qualcosa di non previsto in una dieta, molte persone interpretano l’evento come un fallimento totale. Questo fenomeno, noto come effetto “what the hell” (Polivy & Herman, 1985), porta a pensare: “Ho già rovinato tutto, tanto vale smettere”.

Adottare un approccio più flessibile e resiliente, invece, aiuta a vedere i fallimenti come opportunità di apprendimento e non come motivi per mollare. Riconoscere che gli ostacoli sono parte del percorso permette di mantenere la motivazione anche di fronte alle difficoltà.

 

I buoni propositi spesso falliscono non per mancanza di volontà, ma a causa di obiettivi poco chiari, scarsa pianificazione, motivazioni estrinseche, procrastinazione e difficoltà nella gestione degli ostacoli. Comprendere questi meccanismi è essenziale per evitare di cadere nelle stesse trappole ogni anno. Lavorare su una connessione autentica con i propri obiettivi, pianificare concretamente e accettare i fallimenti come parte del percorso può trasformare i buoni propositi in successi duraturi.

  

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5. La funzione simbolica dei buoni propositi nella psicologia

Anche quando i buoni propositi non vengono rispettati, essi svolgono comunque un ruolo simbolico importante nella nostra psicologia. Formulare obiettivi, anche solo idealmente, rappresenta un esercizio che stimola il pensiero orientato al futuro, consolida l’identità personale e alimenta il senso di speranza. Questo li rende non solo uno strumento pratico, ma anche una potente risorsa simbolica per il nostro benessere mentale.

 

5.1 Un “ancoraggio” per la motivazione

I buoni propositi funzionano come una sorta di “ancora” mentale che ci aiuta a focalizzarci su ciò che desideriamo raggiungere. Anche se non sempre vengono perseguiti fino in fondo, il semplice atto di formulare un proposito rappresenta un’opportunità per riflettere sulle proprie priorità e sulle direzioni di crescita.

Uno studio di Emmons e Kaiser (1996), pubblicato su The Journal of Personality, ha evidenziato che il processo di fissare obiettivi contribuisce al benessere psicologico perché permette di creare un senso di ordine e significato nella vita. Anche quando non riusciamo a realizzare tutto ciò che ci proponiamo, il fatto stesso di immaginare un futuro migliore stimola un atteggiamento positivo e proattivo.

 

5.2 Stimolare la riflessione personale

Formulare buoni propositi è un momento di auto-riflessione. Quando pensiamo a ciò che vogliamo cambiare o migliorare, inevitabilmente ci confrontiamo con i nostri valori, le nostre priorità e i nostri desideri. Questo processo rafforza la consapevolezza di sé, un aspetto fondamentale per la crescita personale.

La Teoria dei Sé Possibili di Markus e Nurius (1986) spiega come immaginare versioni future di sé stessi aiuti a costruire un’identità in evoluzione. Ogni buon proposito diventa, in questo senso, una piccola narrazione che ci raccontiamo su chi vogliamo diventare. Ad esempio, decidere di “leggere più libri” potrebbe riflettere il desiderio di diventare una persona più colta, mentre “fare più esercizio” potrebbe esprimere un’aspirazione a sentirsi più energici e sani.

 

5.3 Coltivare la speranza

Uno degli aspetti più potenti dei buoni propositi è la loro capacità di alimentare la speranza. La Teoria della Speranza di Snyder (2002) sottolinea che il benessere psicologico dipende dalla capacità di immaginare obiettivi futuri e di credere di poterli raggiungere attraverso percorsi concreti. Anche se i buoni propositi non vengono portati a termine, il loro significato simbolico come promemoria di possibilità future rimane intatto.

Pensare ai propri obiettivi e desideri per l’anno nuovo è, di fatto, un esercizio di ottimismo. Questo ottimismo, secondo uno studio di Carver e Scheier (2014), aumenta la resilienza psicologica, ovvero la capacità di affrontare e superare le difficoltà. Formulare propositi, anche se non del tutto realizzati, ci ricorda che il cambiamento è possibile.

 

5.4 Un antidoto al rimuginio

I buoni propositi ci aiutano anche a distogliere l’attenzione dal passato e dai rimpianti, canalizzando le nostre energie verso il futuro. Questo aspetto è particolarmente importante per chi tende a rimuginare su errori o opportunità perse. Lo studio di Nolen-Hoeksema (2000) ha dimostrato che il rimuginio è uno dei principali predittori di sintomi depressivi, poiché intrappola le persone in un ciclo di pensieri negativi.

Stabilire un obiettivo per il futuro, invece, ci permette di spostare l’attenzione su ciò che possiamo fare per migliorare la nostra situazione, anziché restare bloccati in ciò che è andato storto. In questo senso, i buoni propositi rappresentano un modo per riappropriarci del nostro tempo e del nostro potere di cambiare.

 

5.5 Un momento di ritualità

A livello simbolico, i buoni propositi rappresentano anche un rituale: un momento di pausa in cui riflettere e riorientarsi. I rituali, come dimostrato da studi antropologici e psicologici (Rituals and Their Benefits, Norton & Gino, 2014), svolgono una funzione regolatrice sulle emozioni, riducendo lo stress e aumentando la percezione di controllo.

Formulare buoni propositi per l’anno nuovo non è solo un modo per pianificare il futuro, ma anche per ritagliarsi un momento di connessione con sé stessi. Questo rituale simbolico crea un senso di continuità e coerenza nella propria storia di vita, rafforzando l’identità personale.

 

Anche se i buoni propositi non vengono sempre realizzati, essi svolgono un ruolo cruciale nella nostra psicologia. Offrono un’occasione per riflettere su chi siamo, alimentano la speranza e ci spingono a pensare al futuro in modo costruttivo. Il loro potere simbolico va oltre il risultato finale: rappresentano la nostra capacità di immaginare un domani migliore, ricordandoci che, indipendentemente dai fallimenti passati, possiamo sempre provare a ricominciare.

   

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6. Come rendere realizzabili i buoni propositi

Formulare buoni propositi è solo il primo passo; il vero successo risiede nella capacità di tradurli in azioni concrete e sostenibili. Per riuscirci, è fondamentale adottare strategie che rendano gli obiettivi più chiari, raggiungibili e integrati nella propria vita quotidiana. La psicologia offre diverse linee guida per trasformare le buone intenzioni in risultati tangibili.

 

6.1 Definire obiettivi specifici e realistici

Uno degli errori più comuni è formulare propositi vaghi o troppo ambiziosi. Obiettivi come “Voglio essere più felice” o “Voglio rivoluzionare la mia vita” mancano di concretezza e sono difficili da misurare. Al contrario, obiettivi specifici come “Dedicherò 30 minuti ogni giorno alla lettura” o “Andrò in palestra due volte a settimana” sono più facili da perseguire.

Secondo la Goal-Setting Theory di Locke e Latham (2002), gli obiettivi chiari e ben definiti migliorano la motivazione e la performance, poiché forniscono una direzione precisa e permettono di monitorare i progressi. Un obiettivo realistico tiene conto delle proprie risorse, del tempo disponibile e delle circostanze personali. Ad esempio, anziché puntare a perdere 20 kg in un mese, è più realistico impostare un obiettivo di 1-2 kg al mese.

 

6.2 Scomporre i propositi in piccoli passi

Gli obiettivi ambiziosi possono essere scoraggianti, soprattutto se richiedono molto tempo per mostrare risultati visibili. Per superare questa difficoltà, è utile suddividere i propositi in micro-obiettivi. Ogni piccolo passo raggiunto alimenta il senso di auto-efficacia e rafforza la motivazione a proseguire.

Uno studio di Bandura (1997) sull’auto-efficacia dimostra che percepire progressi incrementali aumenta la fiducia nelle proprie capacità. Ad esempio, se il proposito è correre una maratona, iniziare con brevi sessioni di corsa e aumentare gradualmente la distanza permette di mantenere alta la motivazione.

 

6.3 Stabilire un piano d’azione concreto

Pianificare in anticipo quando, dove e come realizzare un obiettivo aumenta significativamente le probabilità di successo. Questo approccio, noto come implementation intentions, è stato studiato da Gollwitzer (1999), che ha dimostrato che le persone che pianificano dettagliatamente il loro percorso hanno maggiori probabilità di portare a termine i loro propositi.

Ad esempio, invece di dire “Farò più esercizio”, si può pianificare: “Andrò a correre ogni lunedì, mercoledì e venerdì alle 7:00 al parco”. Specificare dettagli come luogo, tempo e modalità riduce l’incertezza e aumenta la probabilità di agire.

 

6.4 Rendere visibile e monitorare i progressi

Tenere traccia dei progressi è fondamentale per mantenere l’impegno nel lungo termine. Strumenti come diari, app di monitoraggio o semplici tabelle possono aiutare a visualizzare i successi e a rimanere motivati. Questo processo è noto come self-monitoring e, secondo uno studio di Michie et al. (2009), aumenta significativamente la probabilità di cambiare comportamenti.

Ad esempio, registrare quante volte si è andati in palestra o quante pagine si sono lette aiuta a mantenere la concentrazione sull’obiettivo e a celebrare i piccoli successi.

 

6.5 Anticipare gli ostacoli e preparare strategie

Ogni percorso verso il cambiamento incontra difficoltà. È importante prevedere quali ostacoli potrebbero presentarsi e preparare strategie per affrontarli. Questo approccio, noto come mental contrasting, è stato sviluppato da Oettingen (2000) e consiste nel visualizzare sia il successo che i possibili ostacoli, per creare un piano realistico.

Ad esempio, se sai che potresti essere tentato di saltare una sessione di allenamento perché sei stanco dopo il lavoro, puoi pianificare di portare con te gli abiti da palestra per andare direttamente dopo l’ufficio. Preparare soluzioni in anticipo aiuta a evitare che gli ostacoli diventino scuse per abbandonare il proposito.

 

6.6 Creare una routine e automatizzare i comportamenti

La ripetizione costante di un comportamento può trasformarlo in un’abitudine. Secondo uno studio di Lally et al. (2010), pubblicato sull’European Journal of Social Psychology, ci vogliono in media 66 giorni per formare una nuova abitudine. Automatizzare i comportamenti riduce lo sforzo mentale richiesto per portarli avanti e aumenta la probabilità di mantenere l’impegno.

Ad esempio, se il tuo proposito è meditare, puoi scegliere un orario fisso ogni giorno, come la mattina appena sveglio, per rendere l’azione parte della tua routine quotidiana.

 

6.7 Cercare supporto sociale

Il supporto di amici, familiari o gruppi con obiettivi simili può fare la differenza. Condividere i propri propositi con persone fidate crea un senso di responsabilità e offre incoraggiamento nei momenti di difficoltà. Uno studio di Wing e Jeffery (1999) ha dimostrato che le persone che perseguono obiettivi di salute in gruppo hanno maggiori probabilità di successo rispetto a chi agisce da solo.

Ad esempio, iscriversi a una lezione di yoga con un amico o partecipare a un gruppo online per condividere i progressi può fornire una rete di sostegno preziosa.

 

Rendere realizzabili i buoni propositi richiede chiarezza, pianificazione e perseveranza. Definire obiettivi specifici, suddividerli in piccoli passi, monitorare i progressi e cercare supporto sono strategie che aumentano significativamente le probabilità di successo. Anche di fronte alle difficoltà, una combinazione di disciplina e flessibilità può trasformare ogni proposito in una conquista reale, rendendo il nuovo anno un periodo di crescita concreta e duratura.

 

 

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7. Un’analogia con il piano di sviluppo di un’azienda

Immagina che i tuoi buoni propositi siano il piano strategico di un’azienda. Un’azienda di successo non si limita a esprimere grandi ambizioni, ma adotta un approccio strutturato per raggiungere i propri obiettivi. Definisce una visione chiara, identifica risorse e ostacoli, stabilisce priorità e monitora i progressi. Allo stesso modo, trasformare un buon proposito in realtà richiede una visione strategica che integra pianificazione, azione e adattamento.

 

7.1 La visione: Definire il perché del proposito

Come un’azienda che formula la sua missione e visione, anche i buoni propositi devono partire da una chiara comprensione del “perché”. Un’azienda potrebbe dichiarare: “Il nostro obiettivo è diventare leader nel mercato dell’innovazione tecnologica entro cinque anni”. Questo è il punto di partenza per pianificare ogni mossa.

Analogamente, quando decidi di migliorare la tua salute o apprendere una nuova competenza, chiediti: “Perché è importante per me?” Ad esempio, se il tuo proposito è “Fare più esercizio fisico”, la tua motivazione potrebbe essere: “Voglio aumentare la mia energia e migliorare la qualità della mia vita.” Chiarire il perché ti aiuta a mantenere il focus nei momenti di difficoltà.

 

7.2 Obiettivi chiari e misurabili: La strategia SMART

Un’azienda stabilisce obiettivi SMART (Specific, Measurable, Achievable, Relevant, Time-bound), ovvero specifici, misurabili, realistici, pertinenti e con una scadenza temporale. Ad esempio, un’azienda potrebbe fissare l’obiettivo: “Aumentare le vendite del 10% entro il quarto trimestre”.

Lo stesso principio vale per i buoni propositi. Anziché dire: “Voglio imparare una nuova lingua”, puoi trasformarlo in: “Completerò il livello base di spagnolo seguendo una lezione online tre volte a settimana entro sei mesi.” Questa chiarezza ti permette di sapere esattamente cosa fare e di misurare i progressi.

 

7.3 Allocare risorse e pianificare azioni: La distribuzione delle risorse

Un’azienda di successo analizza le risorse necessarie per raggiungere i propri obiettivi: tempo, denaro, competenze e personale. Ad esempio, se vuole lanciare un nuovo prodotto, potrebbe destinare un budget specifico per il marketing e dedicare un team di ricerca e sviluppo al progetto.

Per i tuoi buoni propositi, devi fare lo stesso. Se il tuo obiettivo è migliorare la tua forma fisica, devi chiederti: “Ho bisogno di un abbonamento in palestra? Devo trovare un’app che mi aiuti a pianificare gli allenamenti? Quanto tempo posso dedicare a settimana?” Allocare risorse adeguate è essenziale per passare dall’intenzione all’azione.

 

7.4 Prevedere gli ostacoli e trovare soluzioni: La gestione del rischio

Un buon piano aziendale include una valutazione dei rischi e delle sfide. Ad esempio, un’azienda potrebbe considerare: “E se il mercato fosse saturo? Come possiamo differenziarci?” Per ogni rischio, viene sviluppata una strategia di mitigazione.

Analogamente, anticipare gli ostacoli personali ti permette di affrontarli con maggiore efficacia. Se sai che potresti perdere la motivazione per andare in palestra, puoi trovare soluzioni preventive, come iscriverti a un corso con un amico per aumentare l’impegno reciproco o scegliere un’attività che ti piace davvero, come il ballo o il nuoto.

 

7.5 Monitorare i progressi: I KPI personali

Le aziende utilizzano i Key Performance Indicators (KPI) per misurare il successo di un progetto. Ad esempio, un KPI potrebbe essere “Numero di nuovi clienti acquisiti al mese” o “Percentuale di crescita delle vendite trimestrali.”

Per i tuoi buoni propositi, puoi adottare un approccio simile. Se il tuo obiettivo è leggere di più, puoi monitorare il numero di libri completati al mese. Se stai cercando di migliorare la tua alimentazione, puoi tenere traccia dei pasti sani consumati ogni settimana. Questi “KPI personali” ti aiutano a restare motivato e a correggere il tiro se necessario.

 

7.6 Adattarsi al cambiamento: La revisione del piano

Un’azienda di successo non rimane rigida: analizza costantemente i risultati e adatta le strategie in base alle nuove circostanze. Ad esempio, se una campagna pubblicitaria non dà i risultati sperati, può essere rivista e ottimizzata.

Allo stesso modo, è importante essere flessibili con i propri buoni propositi. Se scopri che il tuo obiettivo iniziale è troppo ambizioso, puoi modificarlo per renderlo più realistico. Ad esempio, se ti eri proposto di correre 5 chilometri al giorno ma ti accorgi che è insostenibile, puoi ridurre l’obiettivo a 3 chilometri tre volte a settimana. Adattarsi non significa fallire, ma ottimizzare il percorso verso il successo.

 

7.7 Celebrare i successi: La motivazione continua

Le aziende celebrano i traguardi raggiunti per mantenere alta la motivazione dei dipendenti e costruire una cultura di successo. Ad esempio, possono organizzare eventi per festeggiare il superamento di un obiettivo di vendita.

Anche per i tuoi buoni propositi, è fondamentale riconoscere e celebrare i progressi. Se raggiungi un traguardo intermedio, concediti una piccola ricompensa: un nuovo libro, una cena speciale o un giorno di relax. Questi momenti di celebrazione alimentano la tua motivazione e rendono il percorso più gratificante.

 

Come un’azienda che pianifica e monitora il proprio sviluppo, anche tu puoi trasformare i tuoi buoni propositi in un piano strategico personale. Con una visione chiara, obiettivi specifici, risorse allocate e un sistema di monitoraggio efficace, puoi affrontare ogni sfida con determinazione e flessibilità. Ricorda: il successo non è solo nel raggiungimento dell’obiettivo finale, ma nel percorso di crescita e apprendimento che accompagna ogni passo.

 

 

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8. Conclusione: Il potere di un nuovo inizio

I buoni propositi non sono solo una lista di desideri, ma un atto di fiducia nel nostro potenziale. Ogni obiettivo che scegliamo di formulare rappresenta un messaggio che inviamo a noi stessi: Posso migliorare, posso crescere, posso diventare la versione migliore di me. Anche quando non raggiungiamo tutto ciò che ci siamo prefissati, il semplice gesto di fissare uno scopo dà significato al tempo e nutre la speranza.

L’inizio di un nuovo anno è come una pagina bianca, pronta ad accogliere i nostri sogni, i nostri tentativi e le nostre conquiste. È un invito a guardare avanti, a riscoprire la forza che abbiamo dentro di noi per affrontare le sfide, un giorno alla volta. Proprio come un’azienda pianifica con cura il suo futuro, anche noi possiamo trasformare le nostre ambizioni in un percorso concreto, fatto di piccoli passi, scelte consapevoli e perseveranza.

Non è necessario essere perfetti; ciò che conta è l’impegno, la volontà di rialzarsi quando si cade, la capacità di continuare a provare. Ogni progresso, per quanto piccolo, è una vittoria. E ogni passo verso i tuoi obiettivi ti avvicina non solo al cambiamento che desideri, ma anche a una vita più autentica, in sintonia con ciò che sei e con ciò che vuoi diventare.

Il nuovo anno non aspetta che tu sia pronto: è già qui, con tutte le sue opportunità. Prendi in mano la tua storia e inizia a scrivere un capitolo che ti renda orgoglioso. Perché, in fondo, i buoni propositi non sono altro che un atto di amore verso te stesso.

 

 

9. Letture consigliate per chi vuole approfondire

 

Se desideri esplorare ulteriormente il tema dei buoni propositi, della crescita personale e della realizzazione dei propri obiettivi, ti suggerisco una selezione di libri che spaziano da testi psicologici e manuali pratici a opere di narrativa. Questi testi offrono non solo spunti teorici, ma anche storie di vita e riflessioni che possono ispirarti nel tuo percorso.

 

Testi specifici sull’argomento

 

  1. Charles Duhigg - Il potere delle abitudini. Come si formano, quanto ci influenzano, come cambiarle
    Perché leggerlo: Questo libro spiega in modo chiaro e pratico come le abitudini si formano e come possiamo modificarle. Duhigg descrive il “ciclo dell’abitudine” – segnale, routine, ricompensa – e fornisce strumenti concreti per trasformare i comportamenti negativi in positivi.
    Cosa offre al lettore: Una guida dettagliata per comprendere e intervenire sui meccanismi automatici che spesso ostacolano i nostri buoni propositi.
  2. James Clear - Atomic Habits. Piccoli cambiamenti, straordinari risultati
    Perché leggerlo: Questo bestseller mondiale si concentra sull’importanza di piccoli cambiamenti quotidiani per ottenere grandi risultati nel tempo. Clear integra ricerche scientifiche con esempi pratici e facili da applicare.
    Cosa offre al lettore: Strategie per costruire abitudini durature, superare la procrastinazione e mantenere la motivazione nel lungo termine.
  3. Kelly McGonigal - The Willpower Instinct. How Self-Control Works, Why It Matters, and What You Can Do to Get More of It
    Perché leggerlo: Questo libro esplora il concetto di forza di volontà attraverso una prospettiva scientifica, spiegando perché spesso falliamo nel portare avanti i nostri propositi e come possiamo migliorare la nostra autodisciplina.
    Cosa offre al lettore: Un viaggio nella psicologia del cambiamento, con esercizi pratici per rafforzare l’autocontrollo e migliorare le proprie scelte.

 

Testi di narrativa e biografie

 

  1. Elizabeth Gilbert - Mangia, prega, ama
    Perché leggerlo: Questa storia autobiografica racconta il viaggio di una donna che decide di ricominciare da capo e trovare il proprio equilibrio. Il libro esplora temi come la crescita personale, il cambiamento e la ricerca di sé stessi.
    Cosa offre al lettore: Un’ispirazione per affrontare il cambiamento con coraggio e per ricordare che ogni trasformazione richiede tempo, ma può portare a scoperte sorprendenti
  2. Paulo Coelho - L’Alchimista
    Perché leggerlo: Questo romanzo simbolico racconta il viaggio di un giovane pastore alla ricerca del suo sogno personale, intrecciando spiritualità e riflessioni sulla realizzazione di sé.
    Cosa offre al lettore: Una profonda metafora sulla capacità di seguire i propri desideri e affrontare gli ostacoli con fiducia nella propria visione.
  3. Viktor E. Frankl - Uno psicologo nei lager. La ricerca di un senso nella vita
    Perché leggerlo: Frankl, sopravvissuto ai campi di concentramento, esplora il significato della vita anche nelle condizioni più difficili e illustra come il senso e gli obiettivi personali possano guidare la resilienza umana.
    Cosa offre al lettore: Un invito potente a riflettere sul significato dei propri propositi e sull’importanza di trovare uno scopo anche nei momenti più complessi.
  4. Cheryl Strayed - Wild. Una storia selvaggia di avventura e rinascita
    Perché leggerlo: Questo memoir racconta l’esperienza di Cheryl Strayed, che intraprende un lungo cammino nella natura per ritrovare sé stessa dopo un periodo di crisi personale.
    Cosa offre al lettore: Una testimonianza di resilienza e trasformazione, perfetta per chi cerca ispirazione nel superare ostacoli e ripartire da zero.

 

Opere di ispirazione per la riflessione personale

 

  1. Haruki Murakami - L’arte di correre
    Perché leggerlo: Questo libro intreccia la passione per la corsa con riflessioni sulla scrittura e sulla disciplina. Murakami offre una visione unica su come la perseveranza in una passione possa migliorare molti aspetti della vita.
    Cosa offre al lettore: Un esempio concreto di come il perseguimento costante di un’attività possa essere una fonte di forza interiore e motivazione.
  2. Stephen Covey - Le 7 regole per avere successo
    Perché leggerlo: Un classico della crescita personale, questo libro offre principi universali per raggiungere obiettivi e migliorare la propria efficacia personale e professionale.
    Cosa offre al lettore: Una guida pratica per definire obiettivi chiari, gestire il tempo e lavorare sulla propria mentalità per ottenere risultati duraturi.

 

Queste letture, ciascuna a modo suo, offrono strumenti pratici, riflessioni profonde e ispirazioni per lavorare sui tuoi buoni propositi e rendere il tuo percorso di crescita più ricco e significativo. Che tu preferisca un approccio pratico o una narrazione ispiratrice, troverai in questi libri spunti preziosi per affrontare il nuovo anno con consapevolezza e determinazione.

 

Bibliografia completa

 

  1. Norcross, J. C., Mrykalo, M. S., & Blagys, M. D. (2002). Auld Lang Syne: Success predictors, change processes, and self‐reported outcomes of New Year’s resolvers and nonresolvers. Journal of Clinical Psychology, 58(4), 397-405.

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